Credo sia una bella cosa per tutti, trasferirvi un po’ del “dietro le quinte” di questo viaggio che, pur essendo così diverso dagli altri, si pone il medesimo traguardo dei 18 anni precedenti della nostra StraSettimo: attraverso lo sport, dare una mano a chi vive una situazione di difficoltà.
Il tutto parte con un messaggio sul gruppo whatsapp del nostro Direttivo il 18 Ottobre dello scorso anno:
“sentite, vorrei farvi una proposta per la prossima StraSettimo. E’ una cosa complicata, impegnativa ma che se riuscissimo a realizzare sarebbe davvero fantastica. Ho appena scritto al console ucraino di Milano per un aiuto nel contattare una scuola di atletica locale con cui proporre un gemellaggio con l’obiettivo di portarli qui da noi….che ne dite?”
Da questo punto in poi, in un attimo ci siamo ritrovati in una nuova dimensione, una prospettiva di qualcosa che se fossimo riusciti a portare a termine avrebbe davvero lasciato il segno in noi, nella nostra storia e nella società nella quale viviamo ed operiamo.
Da qui, il nostro percorso emotivo ha vissuto numerosi passaggi, ciascuno scandito da interrogativi a cui piano piano ci siamo dati una risposta.
Il primo di questi interrogativi in realtà ciascuno se lo è tenuto dentro, preoccupato che il dirlo a voce alta avrebbe potuto scatenare un clamoroso effetto domino…
“ma saremo davvero in grado di farlo???”
E chi lo sapeva?…mai fatto nulla del genere prima, né come membri di una società sportiva né come professionisti nella propria attività lavorativa. Ma dubitare del successo sarebbe stata la prima pietra del fallimento e dunque abbiamo intimamente convissuto con questo tarlo ancora per qualche settimana.
Poi i primi riscontri. Il primo contatto con la la Federazione di Atletica Ucraina, le prime risposte dalla società civile a cui stavamo presentando il progetto.
E qui il secondo interrogativo…
“oddio, ma lo stiamo facendo davvero?”
…iniziava a farsi strada…Ma la risposta era semplice, “Sì”, lo stavamo facendo davvero.
Ed ecco allora, un po’ di sana ansia è venuta a tutti, sempre silenziosamente accudita nel proprio intimo, sperando che la buona volontà, l’intraprendenza e l’appoggio della buona sorte contribuisse piano piano a farla andar via.
Uno dei momenti più belli, assolutamente da ricordare, è stato quando abbiamo presentato questa idea ai nostri ragazzi. Lì, in pista, dove il 25 Maggio tutti loro troveranno i loro pari.
Erano in tanti, tutti seduti ad ascoltare in un silenzio irreale rotto alla fine dall’applauso spontaneo di tutti i ragazzi e dei loro genitori.
Questi ragazzi in quel momento stavano comprendendo che che avranno l’occasione di un confronto unico con una dura realtà che in qualche modo è giusto conoscere da vicino. E una bimba, una delle più piccole alla fine alza la manina…”ma quindi, arrivano davvero, e quando??”
A 6 anni ha capito al volo che avrebbe fatto parte di qualcosa di particolare, forse unico.
In ogni caso, uscendo dalla pista tutti infreddoliti, Gigi mi prende sottobraccio e dice con un misto di timore ed orgoglio… “beh, ora non possiamo più tirarci indietro”.
Era vero, in quel momento ci eravamo scoperti nei confronti di coloro a cui avevamo promesso qualcosa di importante e che non potevamo in alcun modo tradire.
Ecco, da quel momento in poi, i dubbi, i timori e le ansie sono scivolati via.
Eravamo cresciuti…come direbbero quelli bravi, siamo usciti definitivamente dalla nostra “confort zone”. Una citazione che in un gergo più casalingo si può tranquillamente tradurre in un “e adesso sono tutti cacchi nostri…”
Ed arriviamo a due giorni fa. Riunione di Consiglio direttivo in cui all’ordine del giorno c’era la finalizzazione di tutti gli aspetti di logistica dei 4 giorni in cui questi ragazzi saranno con noi.
Quali sensazioni? Facile dirlo, rimossi i dubbi, le ansie, le incognite nell’affrontare una sfida nuova…ci siamo ritrovati perfettamente a nostro agio. Ognuno con un compito, ognuno che si è sentito parte attiva nel proporre idee, soluzioni. Ognuno con la consapevolezza che ora sì, era tutto vero. Questa cosa si farà perché lo abbiamo fortemente voluto, perché lo spirito che ci ha mosso è stato compreso da tanti.
Si farà perché alla fine la determinazione nel cercare di raggiungere un obiettivo ambizioso è parte integrante della natura dello sportivo.
Si farà perché è bello essere testimoni per tutti coloro che ci sono vicini che lasciare un segno positivo nella società è non solo possibile ma può generare un incredibile effetto emulativo.
Questo racconto non può però finire senza parlarvi di Ivan.
Ivan è un fantastico ragazzo di 23 anni, ucraino. Ha messo su un bar ristorante con il suo più caro amico, Alex. Russo pari età.
Ivan si è trasferito in Italia a 6 anni, parla perfettamente il ligure, ha più tatuaggi lui di David Beckham e Gianluca Vacchi messi insieme ed è un intrattenitore nato per bambini e ragazzi.
Ivan sarà uno dei nostri due traduttori…solo che si è trasferito in Italia quando aveva 6 anni ed a parte parlare ogni tanto quanto rientra in patria, la sua lingua madre è diventata l’italo-ligure.
Perchè chiudiamo con lui…direi perchè il suo messaggio audio è contagioso. Vi farà sorridere, vi toccherà a fondo e la sua spontaneità è il modo migliore per chiudere il paragrafo di una storia che ha ancora tanti capitoli prima di arrivare alla parola FINE.
Un abbraccio di cuore a tutti, siete in tanti ad esserci vicini e vi assicuro che si sente.